The Witch era senza dubbio una delle pellicole che più attendevo di recuperare. Coproduzione internazionale del 2015 fra Stati Uniti e Canada per la regia di Robert Eggers, è stata apprezzata all'unanimità da critica e pubblico, un successo dovuto,molto probabilmente, all'assenza di altrettanto validi titoli nel panorama degli horror moderni.
La vicenda è piuttosto semplice,ispirata a storie e resoconti giudiziari del 1600 può essere associata a una grottesca fiaba della buonanotte: un'allegra famigliola puritana composta dal predicatore William (interpretato da Ralph Ineson, il vecchio Dagmer di GoT), sua moglie (Kate Dickie, anche lei impegnata in GoT nel ruolo di Lysa Tully) e i loro cinque figli, viene allontanata dalla comunità cui appartiene,accusata di estremismo nell'interpretazione della bibbia. Si rifugiano in una foresta dove,come suggerisce il titolo, albergano oscure presenze che faranno la propria comparsa rapendo l'ultimogenito della famiglia,ancora in fasce.
Gli elementi fiabeschi, vi sono tutti, a cominciare dal parellellismo fra casa, simbolo della sicurezza infantile,e bosco, l'età adulta con le sue insidie e i suoi pericoli, incarnati dalla figura della strega. Ma l'opera di Eggers va oltre questi significati elementari coinvolgendo gli spettatori nel lento ma inesorabile processo di autodistuzione della famiglia, assistiamo, infatti, a eventi apparentemente inspiegabili e sconvolgenti che lacerano il velo dietro cui si nascondevano tutti gli orrori e le conflittualità dei personaggi. Quasi mai vediamo agire la strega anzi, l'elemento sovrannaturale viene posto in secondo piano per quasi 2/3 del film. Sia le scelte registiche che di fotografia aspirano,dunque, ad angosciare più che spaventare, con toni cupi e oscuri. L'osservazione delle reazioni e dei comportamenti umani sono sicuramnte l'aspetto più interessante del film. William si sente colpevole per la situazione in cui versano e incapace di provvedere alla loro sopravvivenza, inoltre, con la propria assurda e morbosa morale religiosa condiziona la vita di tutti i suoi cari, in particolare del figlio Caleb che fatica a reprimere - e con vergogna - i suoi istinti sessuali. Non a caso la strega gli si presenterà sottoforma di una splendida donna, ammaliandolo e possedendolo. In tal senso è affascinante la scelta del regista di associare il divino alla repressione e alla sottomissione mentre, soprattutto nel finale, il "male" è visto come generoso, ammaliante e gentile con chi lo accetta. Nella madre più che in altri si nota il declino mentale dei protagonisti,costante e tremendo, scandito,in questo caso,dalla morte dei figli. Appare inesorabile già dalle prime scene in cui appare che sarà lei la prima a lasciarsi andare all'influenza negativa della strega e a stringere un patto con lei, anche a causa dell'odio che cova per la figlia Thomasin ( interpretata dalla splendida Anya Taylor-Joy ). L'esorcismo di Caleb segna la fine della prima parte del film a cui seguono sequenze oniriche, quasi sospese nel tempo,lentissime e seducenti, alternate a morti violente e un inaspettato cambiamento di Thomasin. La ragazza, che nel corso del film sembra essere l'unica a mantenere coscienza di se', riesce ad accettare il male che è in lei, forse consapevole di non aver più nulla da proteggere e prendere parte all'iniziazione delle streghe.
Che si voglia leggere una morale religiosa, un consiglio ai bambini di non allontanarsi nel folto del bosco o una metafora della maturazione fisica e mentale di una ragazzina, The Witch vi colpirà, forse non il capolavoro che decantano in molti ma certamente un gioiellino tecnico,visivo e narrativo, spanne sopra il lerciume horror degli ultimi anni.

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