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QUALCHE RIFLESSIONE SU AMERICAN GODS



Mentre guardavo American Gods, c'era una frase che mi ripetevo spesso: " Che ca#$# sto guardando ?". Non sarà professionale confessarlo in questi termini, ma questa non pretende di essere un'accurata analisi stilistica e narrativa quanto un semplice commento a caldo dopo una maratona estenuante che mi ha portato a notare sì tanti pregi ma anche molti,TROPPI, difetti.
Non parlerò della trama, quindi non ci saranno spoiler, tuttavia introdurrò almeno un po' il contesto narrativo ed i personaggi principali, se volete restare all'oscuro di tutto, saltate pure al paragrafo successivo.

Vecchi e nuovi dei in America


La serie è la trasposizione televisiva del romanzo omonimo di Neil Gaiman, scrittore inglese che non ha bisogno certo di presentazioni. Le vicende sono inserite all'interno di un universo narrativo in cui le divinità e gli esseri sovrannaturali,  di ogni epoca e credo , sono reali e vivono ai giorni nostri. Alcune di esse sono state dimenticate e sono scomparse, altre sopravvivono alla giornata e altre ancora sono riuscite ad adattarsi all'epoca moderna ottenendo di nuovo potere e adulazioni ( ad esempio, Vulcano, forgiatore delle armi degli dei, é diventato un produttore di armi da fuoco) . A queste figure, si contrappongono i nuovi dei. La loro origine non è del tutto spiegata, ma si può presumere siano legate al sentimento di idolatria che gli uomini nutrono per la pubblicità, la televisione, l'internet.
Nel corso degli episodi, ci verrà presentata una carrellata di molte di queste entità, in particolare di un tale Wednesday la cui vera natura verrà rivelata nell'ultimo episodio (anche se, a dirla tutta, era facilmente intuibile fin dall'inizio).

Grezzo è bello


Il difetto principale della serie risiede proprio in questo: l'esigenza di dover presentare i personaggi ed il loro background, ha ridotto lo svolgimento della trama orizzontale all'osso e , per di più, non vi è alcun equilibrio narrativo; molte divinità sono trattate in maniera fastidiosamente approssimativa e, talvolta, il ritmo della narrazione diventa insostenibilmente lento. Sembra quasi che si voglia portare lo spettatore a sentirsi come il protagonista umano della storia, smarrito e confuso in un mondo di dei e magia...eppure quasi mai si riesce a percepire quel senso di angoscia e mistero. Tuttavia, voglio sottolineare che ciò accade soprattutto nella seconda metà di stagione (American Gods si compone solo di 8 episodi n.d.r) che ha visto l'intervento di altri autori all'infuori del trio che ha pensato la serie e realizzato i primi tre episodi, ovvero gli sceneggiatori Bryan Fuller e Micheal Green, e il regista David Slade (che forse ricorderete per Hannibal). Di per sé, l'apporto di altri scrittori non è un male, sia chiaro, ma in questo caso non credo abbiamo recepito o,meglio, fatto proprio lo stile originale. Sono stati i primi episodi a coinvolgermi moltissimo, tutto nella regia di Slade è esasperazione : saturazione, fotografia,composizione e coreografia delle scene d'azione, violenza macabra, irreale e grezza alla Tarantino. L'ho adorato. Allo stesso tempo, la scrittura dei due autori è originale, interessante, ricca di mistero e momenti che sconvolgono lo spettatore. Come già scritto, tutto ciò si ritrova solo in minima parte proseguendo verso la fine.

Tra simbolismi e critica sociale 


American Gods, all'apparenza, non è una serie profonda, e chi ve la proporrà , come il sottoscritto, farà leva sull'elevato tasso di violenza e splatter. Se però si ha la volontare di guardare oltre il proprio naso, scoprirete che di significati nascosti ne ha parecchi.
Il macro-tema è la fede, in tutte le sue forme. Le considerazioni che vengono fatte sulla religione e sul rapporto uomo-dio sono molto particolari, a tratti Nietzschiane: più volte si fa intuire che le divinità necessitano che qualcuno creda in loro per continuare ad esistere , se vengono dimenticate scompaiono ( l'uomo che crea e uccide Dio). Vengono poi trattati molti altri temi come l'immigrazione, il razzismo e, soprattutto, la manipolazione da parte dei mass media e il bisogno patologico della società attuale della tecnologia. Gli dei nuovi , si considerano in ascesa in un mondo globalizzato che non può fare a meno di loro. Ma si potrebbe discutere e riflettere su ogni episodio per molte ore: vi sono,infatti, anche altre spietate critiche al sistema politico e legislativo americano, all'uso delle armi, ai fanatismi religiosi e patriottici; personalmente ho apprezzato anche la caratterizzazione del personaggio di Laura, il suo senso di apatia e di inespresso che è la causa scatenante delle vicende
-SPOILER-
Infine, concedetemi un applauso alla scena del Gesù messicano: ve ne sono molte altre di grande impatto, ma la composizione di questa è sublime,  dalla scelta delle musiche al simbolismo finale, rappresenta appieno American Gods, nel suo essere violento, reale e allo stesso tempo mistico e profondo.

Considerazioni finali

Piccoli appunto personali :
- I riferimenti mitologici sono stati interessanti così come l'attenzione posta ai rapporti fra gli dei, il loro senso dell'ospitalità e il profondo amore per il bere.
- Un plauso agli effetti visivi e in CGI.
- Le storie americane mi hanno incuriosito e divertito per la loro orginalità e per essere così diverse l'una dall'altra. Peccato che anche qui la qualità cali verso la fine.
- Un altro plauso, stavolta all'autore,per la fantasia nel trattare il personaggio di Gesù e , in generale, il coraggio di trattare un argomento così delicato e controverso.

American gods non è una serie perfetta ma se saprà toccarvi le corde giuste non potrete fare a meno di guardarla tutta d'un fiato, come ho fatto io. Grazie di aver letto fin qui e ricordate di commentare con la vostra opinione sulla serie. Alla prossima !


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