Diciamolo, Adolf Hitler non è uno dei soggetti più comuni per una commedia. Soprattutto se prodotta in Germania. Trasposizione dell'omonimo bestseller di Timur Vermes, "Lui è tornato" si presenta come una grottesca ed interessante satira sulla politica e la società dei giorni nostri.
Oliver Masucci, interpreta il Führer che, scampato misteriosamente alla morte nel 1945, si risveglia nella Berlino odierna, intenzionato a portare avanti la sua opera.
Il film è montato in maniera particolare, alternando al girato alcune candid camera fatte per raccogliere le reazioni reali della gente alle domande provocatorie del dittatore. Nonostante ciò, non siamo di fronte a una propaganda politica, si vuole piuttosto mettere in luce l'ipocrisia delle masse e sottolineare come l'opinione comune dei tedeschi su fenomeni quali l'immigrazione e la corruzione, non sia tanto diversa dalle idee del Führer."Lei si è mai chiesto perché il popolo mi segue? Perché in fondo siete tutti come me...abbiamo gli stessi valori...".
La figura di Hitler è ben diversa dalle macchiette comiche del passato, tuttavia gli sceneggiatori sono riusciti ad evitare l'effetto Gomorra, ovvero, che gli spettatori si affezionassero a un personaggio fortemente negativo il quale rivela nel finale tutto il proprio sadismo.
L'accusa più forte è, senza dubbio, rivolta ai mass media, dalla televisione a YouTube,dalla radio ai giornali online, e all'influenza che esercitano sulla gente. Non è tanto l'estensione di questi mezzi a spaventare quanto l'uso improprio ed inutile che ne viene fatto volto ad intrattenere il popolo distraendolo dai reali problemi che lo circondano. Il finale prospettato è apocalittico, e non potrebbe essere altrimenti in un mondo dove il pensiero del singolo è tanto volubile e manipolabile.Certamente non un film perfetto, una parte centrale ripetitiva e noiosa ma si mantiene su buoni livelli di scrittura e regia, sebbene l'aspetto più interessante restino i tanti spunti di riflessione dati dalla pellicola.
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